Una volta nella vita tutti dovrebbero provare il carnevale veneziano, nella sua forma più autentica e magica: un ballo in maschera nella splendida cornice di un palazzo veneziano.
Dopo qualche ricerca, l’Atelier Tiepolo ci ha offerto la possibilità di partecipare al “Minuetto al Ridotto”, nella suggestiva ambientazione dell’Hotel Monaco.
Per una sera, ci saremmo immersi nell’atmosfera della Venezia del ‘700.
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Carnevale è la festa di grandi e piccini, è l’inversione della normalità, non conta più l’identità, nascosta dietro a una maschera, ma l’emozione pura che può manifestarsi liberamente una volta superato l’imbarazzo iniziale.
Il Ponte della Costituzione è la nostra porta d’ingresso in questo mondo fatato, mentre la felicità di tante persone ci contagia. La giornata non è delle migliori; pioviggina e fa freddo, è solo pomeriggio, ma sembra già sera.
Ci incamminiamo subito verso San Marco attraverso la Strada Nuova, fermandoci ad ammirare qualche maschera qui e lì. Ce ne sono di tutti i tipi, dalle più tradizionali alle moderne ed ognuna riserva un suo particolare fascino.
Carnevale non è solo vista, ma anche gusto. Venezia è invasa da frittelle, castagnole ed altri dolci tipici del carnevale. Non resistiamo a lungo e così, poco dopo, ci fermiamo per un’ottima frittella allo zabaione alla Pasticceria Pitteri.
Per chi non lo sapesse, le frittelle sono i tipici dolci di carnevale di origine Veneziana. Brevemente, sono delle palle di pasta fritte. Possono avere pinoli e uvetta (alla Veneziana), oppure essere ripiene di crema o zabaione.
Il ripieno allo zabaione è il mio preferito, anche se alcuni veneziani dicono che dopo un po’ “stanchi” e preferiscono la crema. Se siete integralisti della frittella, allora andate per la veneziana classica. In ogni caso, non ve ne pentirete.
Finito il “Pit-stop frittella”, continuiamo lungo la strada.
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Arrivati a Rialto, cominciavamo a respirare aria di festa. Maschere ovunque, musica, tanti giovani e qualche ubriaco. Chi cerca una festa più moderna e dinamica, si può fermare qui. Non era il nostro caso, viste le premesse.
Nel frattempo, cominciava a scendere la sera e i colori sgargianti delle maschere risaltavano ancora di più nei riflessi della fioca luce serale. Con la notte, le maschere trasfigurano la loro gioia in segretezza.
L’atmosfera ci scaldava, la musica faceva il suo dovere e subito siamo entrati nel mood del carnevale.
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San Marco è emozione. Anche stasera lo è, innegabile.
La prima cosa che colpisce attraversando i bianchi porticati d’accesso è la fila di luci lungo i tre lati delle procuratie, che avvolgono facendoti sentire immediatamente parte stessa della piazza.
Dal centro si alzava la musica festosa del carnevale, mentre una piccola folla danzante si raccoglieva attorno al palco centrale, preparato per le celebrazioni dell’indomani.
Non ci siamo fermati molto, giusto il tempo di godere ed assorbire la magia della piazza e scattare qualche foto con le maschere più belle che qui si raccolgono. Vista l’ora tarda, eravamo costretti a muoverci velocemente verso l’Hotel Danieli.
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Eravamo quasi intimoriti a varcare le soglie del celebre Hotel Danieli, il più famoso hotel di Venezia, conosciuto per la sua terrazza direttamente sul bacino di San Marco. L’Atelier Tiepolo ci attendeva per consegnarci i nostri costumi: una semplice maschera, un mantello ed un cappello. Non molto, ma abbastanza per sentirci anche noi, a pieno titolo, parte del Carnevale.
“Wow!” L’ingresso del Danieli. Sulla destra, la portineria ricordava la bottega di Olivander in Harry Potter. Ogni chiave inserita in un cassettino di legno, coronato con un pompon rosso bordeaux.
La vista più bella si apriva, però, direttamente di fronte a noi. Il salone del Danieli è a dir poco fiabesco. Emozionante, alto, con la scala in legno e le ampie decorazioni dorate. Un’atmosfera d’altri tempi, resa ancora più magica dalle persone splendidamente mascherate sedute ai tavoli della hall.
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Prossima tappa: Hotel Monaco.
Finalmente siamo arrivati all’Hotel Monaco, nella splendida cornice del Ridotto, sede del ballo. La vera festa, quella per cui eravamo venuti a Venezia doveva ancora iniziare, ma ci sembrava già d’avere vissuto qualcosa di magico e di per sé sufficiente a giustificare quella notte a Venezia.
Il Palazzo del nobile Dandolo fu il primo luogo, a Venezia e al Mondo, che ospitò una sede pubblica per il gioco d’azzardo (il Ridotto) dal 1638 al 1774.
Il luogo dove i veneziani si ritrovavano per giocare d’azzardo, divertirsi e passare il tempo in compagnia era aperto solo durante Carnevale, che nel XVIII secolo si protraeva per circa sei mesi all’anno. Lo stesso Casanova, assiduo giocatore, lo frequentava, ritenendolo un luogo perfetto per le sue conquiste. [Fonte A.Tiepolo]
Entrando, cominciamo a guardarci intorno spaesati e meravigliati, cercando di assorbire quanto più possibile di quello splendido palazzo. Di fronte a noi, le scale di marmo bianco conducevano alla grande porta in legno che dava diretto accesso alla sala del ballo. Per fortuna, in quel momento incontriamo Alessandra, l’organizzatrice e nostra referente, che chiarisce ogni nostro dubbio. [Grazie Alessandra!]
Finalmente era il momento di varcare la soglia della sala, da cui già proveniva rumore di piatti e musica.
Normalmente, sarei stato imbarazzato ad entrare in una sala piena di persone che non conosco. Non questa volta, la maschera mi forniva una protezione che non avevo mai concepito prima.
Il salone era trionfale. Alto, con ricche decorazioni e stucchi dorati. I soffitti affrescati sembrano ampliare ulteriormente i confini di una sala già molto grande di per sé.
Ai lati del salone, i tavoli riccamente imbanditi ospitavano già i commensali e incorniciavano il centro della sala, volutamente lasciato libero per il ballo. In totale 14 tavoli per 8 persone ciascuno.
Ci siamo sistemati vicino all’orchestra, composta da 6 musicisti in costume d’epoca. Passo qualche minuto ad osservare l’ambiente, curiosando con lo sguardo tra i tavoli, cercando di immedesimarmi nei commensali.
Mi chiedo cosa si possa provare a condividere la cena con altre persone che, non solo non si conoscono, ma sono addirittura mascherate e, nella maggior parte dei casi, non mostrano nemmeno il viso. Ci deve volere un bel po’ di vino per vincere l’imbarazzo iniziale!
Il menù prevedeva classici della tradizione veneziana, tra cui insalata di polpo, risotto e filetto di rombo. Non li abbiamo provati, ma quello che possiamo dire è che i dolci sembravano davvero ottimi.
La serata procede spedita, mentre la scaletta appare chiara.
Ad ogni portata, seguiva un momento artistico.
Inizialmente, sono due ballerini a scaldare l’atmosfera con la loro danza d’epoca. Si muovevano abilmente tra i tavoli, facendo loro lo spazio centrale del salone, riempiendolo a ritmo di musica. Erano due, ma sembrano molti di più.
Successivamente, appariva sulla scena una cantante lirica che sorprendeva tutti piacevolmente. Si è esibita più volte, regalando sempre un’emozione diversa.
La parte più bella della serata è stata il finale. Quando, in un crescendo di convivialità, i ballerini professionisti insegnavano balli di gruppo ai clienti ed era davvero bello vederli ballare tutti insieme, una volta presa confidenza con i passi della danza.
L’atmosfera si trasforma, è un’esplosione di vitalità ed allegria. Il tempo si ferma, d’un tratto sembra davvero di essere in un’altra epoca, la magia è servita.
D’altronde, Alessandra ci racconta che il ballo per secoli è stato “di gruppo”, collettivo e non individuale, almeno sino al Valzer. Un modo come un altro per superare la rigida etichetta dell’aristocrazia d’un tempo.
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Verso mezzanotte la serata volge al termine. Anche oggi Venezia ci ha regalato qualcosa di magico e unico. La stanchezza si trasforma in appagamento mentre percorriamo a ritroso la strada verso Piazzale Roma. Con nostra sorpresa, scopriamo che Venezia è ancora viva.
Le calli risuonano di balli e canti, risate e imprecazioni, perché in fondo, il carnevale è di tutti!
[Grazie a Atelier Tiepolo e al Club Culturale Italiano per la splendida organizzazione]
PS. Ulteriori foto sulla nostra pagina Facebook!